Igort fra Coney Island e la Russia


di Daniela Paba. CAGLIARI - Con la premiazione di Igort, Brian Turner autore de "La mia vita è un paese straniero" e Alberto Negri che racconta il Medio Oriente «senza servilismo e menzogne» si è conclusa la seconda edizione del Festival Internazionale della Letteratura di Viaggio.Filo rosso degli incontri è stato, il tema del viaggio. Compreso quello di Brian Turner che, impedito dall'uragano Irma, è rimasto in America. Al suo posto, a ritirare il premio, è arrivato Alberto Ibba, l'editore di NN. Per "la capacità di raccontare e costruire storie penetranti", insieme "all'altissimo onore reso alla sua terra d'origine" è premiato Igort, protagonista della serata con i suoi racconti di viaggio in America, Russia, Giappone, sollecitati da Sergio Benoni. Viaggi per abitare i luoghi, per capire cosa c'è sotto la superficie delle cose, per costruire incontri: «Quando sono arrivato a Coney Island, che per me era un luogo metafisico, Ero In mezzo a una massa di turisti. Per vederla desolata - mi hanno spiegato - dovevo arrivarci alle 9 del mattino. Non mi hanno detto però che a quell'ora è pericoloso. Mi metto a disegnare en plein air e mi trovo circondato da una gang di minorenni che hanno cominciato a provocarmi. Verso di me un turista giapponese, sembrava ubriaco ma l'avevano appena rapinato, mi chiede il numero della polizia. Stavo scrivendo una storia sulla N.Y. più cupa e me l'hanno servita su un piatto d'argento». Compagni di viaggio di Igort sono i diari dove appunta pensieri, disegni, acquerelli per fissare i dettagli «Non si può disegnare una teiera o un albero, ma quella teiera e quell'albero, gli oggetti sono un sotto-racconto». Dei viaggi in Russia l'ultimo prezioso racconto è l'incontro con Cechov: «Volevo capire Cechov attraverso i luoghi che aveva abitato. Nella casa bianca in Crimea sono rimasto l'intera giornata, capivo quali foto erano vere, quali rifatte. In un'altra casa dove ha vissuto ho notato che il cappotto esposto era rifatto. Ne ero certo, lo avevo già disegnato. A quel punto la curatrice mi ha porto il bastone dello scrittore, e lì, come l'ho preso in mano, un'emozione forte, sono entrato in contatto con Cechov». Brian Turner per sette anni è stato volontario in Bosnia e Iraq, quindi si è scoperto poeta e narratore. Il suo romanzo ha la capacità di catapultare il lettore sul fronte, come in certi film sul soldato Charlie. «La guerra è attuale - ha spiegato l'editore - ma volevamo una letteratura alta, una scrittura che spiazzasse, uno sguardo laterale e quello di Turner era il libro giusto». Oora gira per le scuole presentando il romanzo che per lui è una rinascita, perché dalla guerra non si guarisce. Negli incubi diventa un drone che sorvola tutti i morti che le guerre mettono in fila».

La Nuova Sardegna - 13 settembre 2017